Immaginate un anziano curato ignorante travolto da dubbi pericolosissimi nel periodo dei processi alle streghe. Immaginate un “anti-Sherlock Holmes” che, guidato dall’intuizione e da messaggi misteriosi del suo inconscio o di chi sa chi, si ostina a cercare la vera storia di una donna che il paese e gli Inquisitori hanno condannato come strega. Immaginate un paese intero che rischia di vedere scoperti i propri peccati e le proprie miserie. Immaginate molte domande che don Lazzaro il curato sarà costretto a lasciare senza risposta. Immaginate Lucina la “strega” che, mentre brucia nel fuoco del rogo, gli promette di tornare e gli lascia un terribile sorriso.

Agli inizi del ‘500, in Val Camonica, Lucina Picenni, una vecchia guaritrice, viene processata come strega e mandata a morire sul rogo. Ma chi è davvero Lucina? Dopo la morte della condannata don Lazzaro, il curato, cerca di scoprire di quali delitti si sia davvero macchiata e di quali malvagità e violenze sia stata invece vittima, ma le sue domande ben presto irritano la gente del paese, che teme vengano alla luce i peccati di tutti.

 

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L' incipit

 

"Don Lazzaro camminava a fatica: la strada, segnata ai bordi dall’ultima neve di marzo, era ghiacciata e lui zoppo da una gamba. Camminava, tuttavia, verso la canonica e si stringeva nel mantello pesante, cercando riparo dal vento gelato della sera ancora invernale. Rabbiosamente, un passo dopo l’altro, cercava di stracciare i ricordi di quella giornata e di cancellare dalla mente la faccia attonita e senza intelligenza di Lucina Picenni mentre l’Inquisitore le ordinava urlando di confessare davanti a Dio Onnipotente e a Gesù Cristo i suoi osceni commerci con il Demonio. Lucina lo guardava a bocca aperta, troppo vecchia o troppo stupida per capire cosa volesse quel giovane frate invasato da lei; poi guardava lui, don Lazzaro, seduto e immobile nella semi oscurità della chiesa, dietro il lungo tavolo di legno nero, come se si aspettasse aiuto e parole più facili da comprendere. Ma don Lazzaro non poteva aiutarla.

In quel mese di marzo del 1519 era arrivato a Maino il Vicario dell’Inquisitore, Padre Lorenzo Maggi, e anche lì, come in tanti altri paesi della Valle Camonica, erano cominciati le ricerche, le torture e i processi, che spesso si concludevano con aperte confessioni, per debellare la mala pianta delle serve del diavolo, sciaguratamente sempre più diffusa. Le streghe erano colpevoli di praticare avvelenamenti e assassinii, di causare malattie a bestie e bambini, di portare tempeste, seccare i raccolti e di mille altri malefici. Lottare contro di loro era lottare contro il Maligno: don Lazzaro lo sapeva bene. Ma conosceva Lucina da quando era arrivato in paese, anni prima: sapeva altrettanto bene che quella povera vecchia col Demonio non poteva averci nulla a che fare."


Impressioni